L’ open innovation è un approccio all’innovazione in base al quale le imprese si basano anche su idee, risorse e competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno, in particolare da startup, università, enti di ricerca, fornitori e consulenti.
Ridurre i tempi ed i costi d’investimento è oggi una necessità vitale per le aziende, ma è anche fondamentale anticipare il mercato con nuovi prodotti tecnologicamente avanzati ed adeguare i processi aziendali non appena se ne è avuta l’intuizione, appropriandosi così del vantaggio di arrivare per primi. Su questo punto le aziende scontrano due fattori: accelerare i tempi dell’innovazione e contenere i costi di ricerca. Questi ultimi sempre più elevati in quanto richiedono l’utilizzo di molteplici tecnologie afferenti a campi diversi della scienza e l’integrazione di competenze sempre più specialistiche, il tutto finalizzato all’immissione nel mercato di un prodotto competitivo.
L’ ”Open Innovation”, anche nota come innovazione esterna o in rete, rappresenta un cambiamento da un modello tradizionale, in cui il 100% dell’innovazione di un’impresa origina dal suo interno, a un modello più aperto dove idee interne ed esterne vengono combinate per creare un maggior vantaggio collaborativo.
Cosa cambia oggi con il paradigma dell’Open Innovation?
L’Open Innovation rivoluziona il concetto classico di gestione della conoscenza, del trasferimento tecnologico e della ricerca e sviluppo (R&S). Ad oggi, un’azienda che voglia acquisire elementi di nuova conoscenza oppure, che voglia realizzare nuovi prodotti e/o servizi e non abbia la possibilità economica di un comparto interno di R&S o nel caso di aziende di grandi dimensioni, che vogliano contenere i costi, può rivolgersi ad una delle tante piattaforme di crowdsourcing, come la realtà della BS & Partners. L’obiettivo primario di questi portali è di connettere chi è alla ricerca di conoscenze scientifiche e industriali, con chi invece le possiede. Le piattaforme di crowdsourcing codificano le richieste, le trasformano in quesiti che sono posti alla rete, sotto forma di challenge che sono poi girati ad esperti, in pratica talenti o ricercatori. Il talento che fornirà la risposta ritenuta migliore, riceverà un premio tipicamente in denaro. I risultati che si ottengono con questo nuovo paradigma sono nettamente migliori di quelli ottenibili con qualunque reparto di R&S aziendale che può contare, per le aziende più grandi, su qualche centinaio di persone contro l’intera rete messa a fattor comune dalle piattaforme di crowdsourcing.